Il patto degli dei

In questo numero inizieremo a scoprire le meraviglie del cielo australe, dato che in questi precedenti cinque anni trascorsi insieme abbiamo analizzato tutte le costellazioni a nord dell’eclittica, comprese quelle zodiacali. In questo numero ci occuperemo della costellazione dell’Altare. È una costellazione australe, tutta a sud della declinazione -45°, in una regione posta esattamente al di sotto della coda dello Scorpione. Giace quasi interamente sulla Via Lattea, la quale pare addensarsi dalla parte occidentale. Contiene due stelle di magnitudine superiore alla terza e cioè la alfa e la beta Ara, mentre soltanto altre otto sono di terza e di quarta. Questo fa sì che essa non sia tra le costellazioni più appariscenti. La costellazione è sicuramente molto antica e da annoverare tra le originarie 48 costellazioni greche. Infatti è osservabile facilmente dalle coste meridionali del Mediterraneo. Sembra che l'attuale nome latino sia dovuto a Cicerone.

Sugli altari, nei tempi antichi, venivano compiuti sacrifici in onore degli dei. Quello rappresentato in cielo è però un altare molto particolare, davanti al quale giurarono la reciproca fedeltà i figli del titano Saturno (Crono per i Greci) prima di intraprendere la lotta per spodestarlo. Questi, che aveva sostituito nella sovranità il padre Urano, era a conoscenza di un’oscura profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli. Per non correre rischi, Saturno decise di inghiottire la sua prole subito dopo la nascita. La moglie Rea, però, stanca di assistere impotente al tragico destino dei figli, quando mise al mondo Zeus diede da ingoiare al marito una pietra avvolta in fasce. Il neonato, incolume, si rifugiò in una grotta dell’isola di Creta, dove fu allevato e nutrito dalla capretta Amaltea. Una volta cresciuto, il futuro sovrano degli dei affrontò Sa turno e lo obbligò a vomitare i suoi fratelli. Con questi poi, tra i quali Plutone (dio degli Inferi), Nettuno (dio del mare) e Demetra (dea delle messi), giurò di muovere guerra al loro sanguinario e dispotico padre. Saturno, da parte sua, era uno dei sei Titani, figli del già nominato Urano e della dea-Terra Gea. Gli altri cinque figli erano Oceano, Giapeto, Iperione, Ceo e Crio e a loro Saturno chiese aiuto per difendere il suo potere. La battaglia fra le due fazioni durò per ben dieci anni, fino a quando la “nonna” Gea suggerì a Zeus di chiedere aiuto ai fratelli dei Titani, che questi avevano rinchiuso nelle oscure caverne del Tartaro, la regione più profonda dell'Ade, il mondo dei defunti. Zeus allora si recò in quel mondo desolato di tenebre e riportò in superficie i Ciclopi, enormi creature con un solo occhio, con i loro fratelli Centimani, esseri giganteschi muniti di cento arti superiori e cinquanta teste. Con i nuovi alleati la futura dinastia regnante dall’Olimpo ebbe il sopravvento, anche grazie alle armi che i Ciclopi forgiarono appositamente per l’occasione: la celebre folgore di Zeus, un elmo che rese invisibile Plutone e il famoso tridente di Nettuno. I nuovi dei dell'Olimpo si ritrovarono, per festeggiare la vittoria, davanti all'altare sul quale avevano giurato e sul quale accesero un fuoco sacro. Da quelle fiamme si sarebbe sprigionato il fumo che diede poi vita alla Via Lattea. Talvolta la costellazione venne in effetti rappresentata come una pira posta sopra ad un tempio o una torre, o come la luce di un faro. Nel campo degli oggetti non stellari, iniziamo con un ammasso aperto, NGC 6193, che presenta una trentina di stelle piuttosto luminose. L'ammasso si trova in una regione piuttosto interessante, popolata da nebulosità chiare e scure nel mezzo della Via Lattea: la nebulosità chiara è illuminata dalle stelle dell'ammasso. Il tutto rammenta la zona della celeberrima Testa di Cavallo in Orione. Un altro ammasso aperto, ma più piccolo è NGC 6204 che si trova a nord del precedente; anch’esso si proietta su un ricco campo stellare. Più a sud invece appare NGC 6208, un altro ammasso aperto che contiene diverse decine di stelle. Ad oriente della stella eta Ara si possono intravedere due piccole galassie spirali barrate: la NGC 6215 e, un po' a sud-est di essa, la NGC 6221. Dei diversi ammassi globulari, è degno di menzione NGC 6397. Non è uno degli ammassi più ricchi e neppure tra i più concentrati, cosicché è possibile studiarne le stelle che lo compongono; dagli studi appare essere l'ammasso più vicino a noi: la distanza sarebbe di 8200 anni luce.

Cieli sereni a tutti! 

 

NOS Magazine numero 3 del 2007

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