La freccia di Cupido

In questo numero ci occuperemo di due piccole costellazioni visibili nel cielo estivo: Delphinus e Sagitta. Queste due costellazioni si trovano nella zona di cielo racchiusa tra le più note e già descritte costellazioni del Cigno, dell'Aquila e di Pegaso.

La costellazione del Delfino è certamente la più facile da riconoscere grazie alla sua forma, infatti ci appare come un rombo di stelle non troppo luminose, con una coda che diparte da destra. Per gli Arabi queste stelle rappresentavano un cammello. Questa costellazione è povera di oggetti del profondo cielo, ma benché sia estremamente piccola presenta delle caratteristiche storiche e mitologiche interessantissime. Un fatto poco noto riguardante la costellazione: le sue due stelle principali della costellazione vennero riportate da padre Giuseppe Piazzi, scopritore del primo asteroide (Cerere), all'inizio del secolo scorso con i nomi di Svalocin e Rotanev. I due nomi, letti a rovescio, danno Nicolaus Venator, la latinizzazione di Niccolò Cacciatore, allora assistente del Piazzi all'Osservatorio di Palermo e suo successore nella direzione.

La costellazione del Delfino è associata a due distinte leggende. La prima di queste narra che Poseidone, il dio del mare, soffrisse per la solitudine che il suo palazzo vuoto gli ispirava. Decise allora di cercarsi una moglie e scelse una delle Nereidi, le ninfe del mare, dal nome Anfitrite. Questa però dimostrò di non apprezzare il corteggiamento del dio. Egli allora ricorse a un delfino, che gli fece da messaggero riuscendo a convincere la prescelta. Come ricompensa per il successo della missione, sfociata nelle nozze tra Poseidone e Anfitrite, il dio pose in cielo il delfino sotto forma di costellazione. Il secondo mito narra una storia a tinte fosche. Si racconta infatti che il poeta Arione, da ritorno da un viaggio in Sicilia, venisse minacciato di morte dai marinai della nave che lo riportava in patria. Egli riuscì a convincerli a cantare un'ultima canzone con la sua lira prima di essere ucciso. Col suo canto melodioso Arione richiamò un branco di delfini vicino alla nave e saltò sul dorso di uno di questi, salvandosi. Apollo, che era un abile poeta e suonatore, pose in cielo il delfino e la lira trasformandoli nelle rispettive costellazioni.

La Freccia pur non essendo tra le costellazioni più appariscenti, appartiene a quella ristrettissima categoria di asterismi che tiene fede al proprio nome: le sue stelle, infatti, disegnano sulla volta celeste un piccolo dardo scoccato attraverso la Via Lattea. Gli Armeni e i Persiani la conoscevano come il “fiume Tigri”. In questa costellazione molto piccola si trova tuttavia un oggetto del catalogo Messier, M71, un ammasso globulare e ci appare come una macchia luminosa sfocata percepibile già con un comune binocolo.

Anche questa piccola costellazione di origine remota presenta vari miti ad essa legata. Secondo alcuni mitografi la Freccia era il dardo mortale lanciato da Apollo contro i tre Ciclopi, i figli di Urano e Gea, che avevano procurato a Zeus l’arma del fulmine, con cui il re degli dei aveva folgorato Asclepio, figlio appunto di Apollo. Un secondo racconto mitologico la ricollega alla storia di Prometeo, condannato al terribile supplizio di essere divorato ogni giorno nel fegato per opera di un’aquila che eseguiva la volontà divina. Alla condanna venne posta fine da Eracle (Ercole), che lanciò contro il rapace uno dei suoi dardi terribili, mettendolo in fuga. Più spesso tuttavia si fa riferimento alla “freccia di Cupido”, il dio dell’amore che fece innamorare Zeus del giovane Ganimede. Il dardo fatale era presidiato in cielo, a ricordo di quella travolgente, dalla vicina Aquila, l’uccello simbolo del padre degli dei. Fra gli altri innamoramenti celebri provocati dall’incorreggibile Cupido vanno ricordati quello fra Giasone e Medea e quello ancora più celebre fra Elena e Paride che diede il via alla più grande guerra dell’antichità, combattuta a Troia.

La storia del cielo è una storia antica. Anche le più piccole e apparentemente insignificanti costellazioni racchiudono in sé storie affascinanti.

Cieli sereni a tutti!

 

NOS Magazine numero 6 del 2004

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