L'amore di una madre

In questo numero ci occuperemo dell’ultima costellazione zodiacale: i Pesci. Essi hanno origini che risalgono all'antichità più remota e appartengono a quella famiglia di costellazioni legate all'acqua verosimilmente perché visitate dal Sole nel periodo delle grandi piogge per le zone dove vennero istituite. Nella costellazione dei Pesci si trova oggi il punto equinoziale di primavera.

I Pesci sono incastonati tra le costellazioni di Andromeda, del Triangolo, dell'Ariete, dell'Acquario e di Pegaso. Non è troppo impegnativo cercare questa costellazione a sud-est del grande quadrato di Pegaso.

In questa costellazione si trova oggi il punto equinoziale di primavera, scelto come origine di due sistemi di coordinate celesti; quello equatoriale dell'ascensione retta e declinazione, molto usato nei cataloghi, e quello eclittico, della longitudine e latitudine celesti. È ben noto che il punto anticamente si trovava nell'adiacente costellazione dell'Ariete (dalla quale prese il nome di primo punto dell'Ariete o punto gamma); si è poi spostato nel corso dei secoli nei Pesci per effetto del fenomeno della precessione degli equinozi.

L'origine questa antichissima costellazione non è chiara. I disegni rappresentano due Pesci, uno rivolto verso l'alto (verso Andromeda) e l'altro in direzione dell'Acquario, legati per 1e code da una corda; i pesci erano animali sacri alla dea Afrodite.

Tuttavia, in un primo tempo in questo gruppo di stelle era identificato un solo pesce anziché l'attuale coppia. Rappresentava la dea Derceto, poi collegata al Pesce Australe e posta in cielo dopo la sua trasformazione in sirena, creatura per metà pesce e per metà donna.

Ma il mito che più frequentemente viene citato per giustificare questa costellazione zodiacale è quello che si riallaccia alla lotta di Zeus contro il mostro Tifone. La genesi di questa creatura fu molto particolare e seguì alla lotta degli dei dell'Olimpo contro i Titani e i Giganti. Dopo la loro epica sconfitta la madre Gea, nient'altro che la Terra, scese nel Tartaro, la zona più profonda e oscura degli Inferi, dove i suoi figli erano stati imprigionati. Qui si unì a Tartaro e diede la vita a Tifone, un mostro dalla bruttezza e ferocia inaudite. Questi, su istigazione della madre, salì in superficie dove, al termine di una lotta letteralmente all'ultimo sangue, fu sconfitto da Zeus, Pan ed Ermes. Non appena arrivò alla luce del Sole Tifone iniziò subito a terrorizzare gli abitanti del pianeta, seminando paura e distruzione ovunque passasse. E non poteva essere diversamente, visto che aveva cento teste di drago e duecento occhi, che eruttava fiamme dalle cento bocche e che da queste facevano capolino delle lingue nero pece, mentre le corde vocali emettevano suoni mostruosi, che riproducevano il muggito dei buoi, il guaito dei cani, il ruggito dei leoni e il sibilo delle vipere. Dopo aver vagato a lungo, Tifone giunse lungo le rive del fiume Eufrate. Lì sorprese la dea Afrodite con il figlio Eros. I due, per sfuggire alla creatura infernale, si trasformarono in un fascio di canne lungo le sponde del fiume. Un'improvvisa folata di vento fece però vibrare il canneto, spaventando la dea dell'amore che prese in grembo il figlio. Con esso corse verso il fiume, nelle cui acque si tuffò chiedendo aiuto alle ninfe delle acque dolci perché la soccorressero nel pericolo. Queste, impietosite dalla richiesta di aiuto di una madre che voleva in primo luogo proteggere il proprio figlio, posero entrambi in salvo facendoli trasportare sul dorso da due pesci. Fu questa la ragione per cui la dea li immortalò in una costellazione, in segno di ringraziamento.

Secondo un'altra versione di questo stesso mito furono Afrodite ed Eros a trasformarsi in una coppia di pesci, legandosi con una corda per non perdersi nella corrente del grande fiume e restando così amorevolmente uniti per l'eternità.

Un altro mito narra di un uovo che cadde nelle acque tumultuose dell'Eufrate, salvato e spinto a riva da un gruppo di pesci. In quell'uovo si trovava Afrodite che fu poi allevata da un gruppo di colombe. La dea dell'amore, in segno di gratitudine, avrebbe voluto ricordare i pesci che l'avevano salvata immortalandoli nel firmamento.

Nella cultura cristiana i Pesci sono messi in relazione con Cristo, il “Primo Pesce”. Questa definizione trae origine dal fatto che, quando il Messia nacque, la posizione del Sole, all’equinozio di Marzo, era passata dall’Ariete nei Pesci, segnando la transizione della nuova “Grande Era”.

Nei Pesci troviamo una galassia che entra nel catalogo stilato nel Settecento da Charles Messier, M74. Si tratta di una bella spirale visibile quasi di faccia, in modo che noi possiamo apprezzarne gli ampi bracci. Come molti oggetti di questo tipo, però, essa mostra la sua bellezza nelle fotografie a lunga posa, mentre l'osservazione visuale è deludente, specie se condotta con strumenti di piccolo diametro. Al telescopio si mostra come un batuffoletto vagamente luminoso e poco contrastato col fondo del cielo.

Cieli sereni a tutti!

 

NOS Magazine numero 7 del 2006

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