Le sette sorelle

Come promesso, questo mese l’attività dei pianeti sarà notevolmente più propizia anche se dovremmo aspettare i mesi più freddi per le migliori osservazioni. Saturno, infatti, sorge ad est intorno alle sette di sera seguito dopo quattro ore da Giove. Per gli amanti di questo tipo di ricerche, vi consigliamo di tentare di osservare Mercurio che tramonta in concomitanza col Sole a ovest.

Questo mese torniamo ad occuparci di una costellazione zodiacale e precisamente del Toro. Come facciamo a rintracciarla? Il Toro sorge ad est intorno alle sette di sera per giungere a metà del cielo intorno alle dieci e il modo più immediato per riconoscerlo è rintracciare un gruppetto di sei o sette stelle la cui forma ricorda quella del Grande Carro. Sotto queste stelle si trova un astro di colore rosso e luminoso il cui nome è Aldebaran che significa in arabo occhio del toro. Verso sinistra si trovano due stelle, una in alto ed una in basso, che, congiunte con Aldebaran, rappresentano le corna del maestoso animale. A destra invece si sviluppa la parte del corpo che generalmente è troncata alle due zampe anteriori.

Secondo una leggenda, la costellazione rappresenta il toro in cui si tramutò Giove per sedurre Europa, la figlia di Agenore, re di Fenicia. La fanciulla giocava sulla riva del mare assieme alle sue compagne quando una mandria di buoi si avvicinò. Fra questi c’era anche un bellissimo toro bianco, che altri non era se non Giove. Europa fu attratta dallo splendido animale e gli cinse le corna con ghirlande; l’animale la fece salire sulla groppa e, prima che la fanciulla si accorgesse del pericolo, si tuffò in mare e cominciò a nuotare finché non giunse a Creta, dove riassunse le sembianze di un dio. Giove riuscì a sedurre Europa e dalla loro unione nacque Minosse, destinato a diventare re di Creta.

Nel 1054 gli astronomi cinesi osservarono nel Toro una stella che prima non c’era e che col passare del tempo si rese visibile anche di giorno per poi diminuire la sua luminosità fino a diventare invisibile come ai giorni nostri. Oggi sappiamo che quell’astro non era altro che una supernova, cioè una stella che muore in una catastrofica esplosione. Quello che resta oggi è una nebulosa che prende il nome di Nebulosa del Granchio.

Ma la costellazione del Toro è famosa soprattutto perché in essa si trova il più bel ammasso aperto di tutto il cielo (quando si parla di ammassi aperti ci si riferisce ad un raggruppamento di stelle molto fitto di colore generalmente molto chiaro, bianco o azzurrino) e questo ci fa pensare a quell’insieme di sette stelle visto precedentemente, citato in ogni tempo, da Omero a D’Annunzio….”Impallidisce/ sotto il pianto il coro/ delle Pleiadi e l’una d’elle è occulta,/ l’una che seppe la felicità” (G.D’Annunzio, “L’oleandro” da Alcyone). Il loro nome è Pleiadi o Sette Sorelle in quanto la mitologia narra che siano le sette mitiche figlie di Atlantide, il gigante che sorreggeva il mondo sulle sue spalle, e di Pleione. Le leggende degli aborigeni australiani identificano le Pleiadi con un gruppo di giovani donne che fuggivano dagli indesiderati approcci di un cacciatore, il quale, in alcune versioni, fu severamente punito in seguito a questo suo atteggiamento.

Anche le stelle che circondano Aldebaran formano un altro ammasso aperto che si chiama delle Iadi ed ha una dimensione apparente in cielo molto maggiore rispetto al precedente.

Non solo mitologia e storia si intersecano con lo spazio celeste, ma anche la letteratura e in genere molte altre forme d’arte si rifanno alla magnifica visione dell’universo stellato, sublime espressione artistica superiore a tutte le capacità umane.

Cieli sereni a tutti!

 

NOS Magazine numero 11 del 2002

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