Obama abbandona la Luna

La Finanziaria 2011 che Barack Obama presenterà domani potrebbe mettere la parola fine - almeno per questo decennio - al progetto di ritorno della Nasa sulla Luna: la crisi e le relative costrizioni sembrano aver convinto la Casa Bianca a limitare gli sforzi economici dell’Agenzia spaziale allo sviluppo di veicoli in grado di raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale .

La scure dovrebbe infatti abbattersi sulla maggior parte dei programmi di spesa interna per il prossimo triennio a partire dall’anno fiscale che inizierà il primo ottobre, con l’eccezione dei servizi sociali, della sanità e della sicurezza, per un totale di circa 20 miliardi di dollari: a farne le spese saranno dunque probabilmente il programma di esplorazione spaziale con equipaggio ed alcune altre grandi opere infrastrutturali ritenute non immediatamente necessarie. Quindi, secondo fonti della Casa Bianca, verrebbe eliminato il razzo vettore Ares X-1, il cui test di lancio si era svolto con successo pochi mesi fa; gli space shuttle andranno in pensione come previsto (fonte del 2010) e la Iss rimarrà in orbita almeno fino al 2020; il tutto con una rinnovata cooperazione internazionale che permetta di condividere tecnologie e tagliare i costi.

Tuttavia, non è escluso che il Congresso accolga con scarso entusiasmo l’abbandono sia pure temporaneo del progetto “Constellation” - nome scelto, segno dei tempi, da un’agenzia pubblicitaria newyorchese - non tanto per orgoglio patriottico quanto per le ricadute negative in termini occupazionali in diversi stati - e a pochi mesi dalle lezioni di metà mandato. La precedente Amministrazione aveva calcolato in 230 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni la spesa necessaria per il progetto, dei quali 9 miliardi già appaltati e tre miliardi già spesi (il solo test dell’Ares è costato 445 milioni di dollari): oltre al vettore, è in corso la progettazione e sviluppo della nuova capsula Orion, con la prima missione con equipaggio che era stata fissata non prima del 2015. Nel 2011 avrebbe dovuto iniziare il lavoro su altri due componenti fondamentali: il modulo di allunaggio e il vettore Ares V, in grado di trasportare anche del carico addizionale. Il profilo della missione lunare - non prevista comunque prima del 2020 - prevederebbe il lancio di due razzi, un Ares I con la capsula con equipaggio e un Ares V con il modulo di allunaggio: i due moduli si unirebbero in orbita e grazie a un terzo razzo (di potenza assai minore, data la ridotta attrazione gravitazionale terrestre) verrebbero inseriti nella corretta traiettoria lunare.

La prospettiva di costruire una base lunare era tuttavia stata criticata da alcuni esperti, secondo i quali era considerata «una strada senza uscita» che assorbirebbe numerose risorse finanziarie, nonché una storia in fondo già vista (“Un Apollo dopato”, l’ha definita qualcuno): meglio sarebbe cercare di raggiungere qualche asteroide vicino, una missione che avrebbe il sapore della novità; altri ribattono che la Luna, a soli tre giorni di viaggio, sarebbe invece la meta più adeguata per la messa a punto delle procedure che verrebbero poi utilizzate nel viaggio su Marte. La rivalutazione del programma sembrerebbe escludere il possibile mantenimento della flotta degli space shuttle oltre la data di ritiro prevista del 2010, scelta che costerebbe circa tre miliardi di dollari l’anno oltre ad aumentare il rischio di incidenti mortali: l’Amministrazione Obama non è certo lieta di vedere l’accesso alla Stazione Spaziale Internazionale limitato per 5 anni alle sole navette russe e dell’Esa, e per questo ha intenzione di aumentare il budget della Nasa limitando però la ricerca a un veicolo per i voli in orbita bassa.

Quale che sia la scelta definitiva, non pochi ricercatori sono preoccupati tuttavia dal fatto che nei prossimi anni il budget della Nasa sarà sempre più assorbito dal nuovo programma, anche se ridotto, a scapito non solo delle ultime missioni shuttle e quindi della possibilità di riparare le sonde e i satelliti già in orbita, ma anche dei nuovi lanci per scopi scientifici.

 

Fonte: LaStampa.it

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