Chi mai non ha osservato una stella cadente in una notte d’estate? Ma da dove provengono questi oggetti e che misteri portano con se? Queste sono domande estremamente interessanti. Ma se ha colpirci non fosse un piccolo meteoroide, ma un asteroide, cosa cambierebbe?
Nell’ottobre del 2008, sopra il Deserto Nubiano, è esploso un asteroide le cui dimensioni non erano tali da preoccupare per eventuali conseguenze sulla vita sul nostro pianeta. Non dobbiamo immaginare un oggetto delle dimensioni di quello che 65 milioni di anni fa è stato la causa dell’estinzione dei dinosauri. L’importanza di questo oggetto però è stata tanta soprattutto fra la comunità degli astronomi e planetologi.
Si è trattato infatti del primo esempio di un asteroide osservato nello spazio prima della sua caduta sulla Terra. I ricercatori successivamente ne hanno seguito la sua distruzione in atmosfera e sono poi riusciti a raccoglierne i frammenti. Sull’ultimo numero della rivista “Nature” vengono riportati i risultati dello studio dove viene sottolineato come questo sia stato possibile unicamente sfruttando l'opportunità di calibrare le osservazioni al telescopio di un asteroide noto con analisi di laboratorio dei suoi frammenti.
"In passato, è stato possibile osservare un numero enorme di meteoriti come lampi di luce e tracce di fumo mentre attraversano l'atmosfera”, ha commentato Douglas Rumble del Geophysical Laboratory della Carnegie Institution, coautore dell'articolo. “È successo per anni, ma vedere realmente questo oggetto prima che raggiungesse nell'atmosfera per poi seguirlo è un'occasione unica.”
È abbastanza facile conoscere da Terra le caratteristiche principali di un asteroide. La tecnica utilizzata si basa sull’analisi della radiazione luminosa della superficie che fornisce delle indicazioni sulla composizione chimica dell’oggetto. Con queste informazioni preliminari è possibile suddividere gli asteroidi in ampie categorie, ma non si hanno dati dettagliati sulla loro composizione.
D'altra parte, i meteoriti recuperati sulla Terra possono essere analizzati direttamente per capirne la composizione chimica, ma i ricercatori in genere non hanno informazioni dirette sul tipo di asteroidi da cui hanno origine.
Questo problema di impossibilità di studiare il fenomeno nella sua interezza è stato risolto con la scoperta e successiva osservazione dell’asteroide noto come 2008 TC3. Questo è stato avvistato per la prima volta il 6 ottobre del 2008 dai telescopi automatizzati del Catalina Sky Survey di Tucson, in Arizona. Successivamente numerosi osservatori hanno seguito la sua traiettoria definendone i parametri orbitali ed effettuando misure spettrografiche prima che sparisse nell'ombra della Terra nei giorni seguenti.
In seguito, un gruppo di recupero guidato da Peter Jenniskens del SETI Institute, che ha sede in California, e Muawia Shaddad dell'Università di Khartoum, hanno poi cercato i meteoriti nel Sudan settentrionale. Tale ricerca ha permesso il recupero di 47 frammenti poi analizzati.
"Questo asteroide era costituito da un materiale particolarmente fragile che ne ha causato l'esplosione a circa 37 chilometri di altitudine, evento che ha prodotto pochi frammenti sparpagliati su un'ampia area”, ha spiegato Jenniskens, primo autore dell'articolo apparso su “Nature”. "I meteoriti recuperati sono assai diversi da quelli raccolti finora”.
In particolare, la segnatura isotopica dei meteoriti fornisce importanti informazioni sul corpo da cui ha avuto origine. Ciascuna fonte di meteoriti del Sistema Solare, incluso il pianeta Marte, ha una segnatura caratteristica dei tre isotopi 16-O, 17-O e 18-O. Questa segnatura può essere riconosciuta anche quando altre variabili, come la composizione chimica delle rocce, differiscono. “Gli isotopi dell'ossigeno rappresentano l'unica e più decisiva misurazione per la determinazione dell'origine dei meoteoriti”, ha concluso Rumble, che ha effettuato le analisi.