In questo numero prenderemo in esame l’ultima costellazione a nord dell’eclittica non ancora descritta in questa rubrica. Si tratta dello Scudo detto anche lo Scudo di Sobieski.
Lo Scudo è formato da stelle poco luminose, poste tra le costellazioni dell’Aquila, del Sagittario e del Serpente. Nonostante sia una costellazione poco appariscente, si trova in una delle regioni più luminose della Via Latte. Il modo più semplice per trovare questo raggruppamento di stelle è quello di percorrere la Via Lattea. Partendo dalla costellazione del Cigno, facile da individuare per la sua tipica forma a croce, si prosegue verso sud in direzione dell’Aquila e del Sagittario.
Nonostante sia posta in un’area di cielo a ridosso dell’equatore celeste e quindi osservabile fin dall’antichità da popoli le cui tradizioni sono giunte fino a noi, la costellazione dello Scudo di Sobieski è stata introdotta solo in tempi relativamente recenti da Johannes Hevelius, nel 1684, per ricordare il re polacco Giovanni Sobieski III che, dopo l’incendio che distrusse l’osservatorio del grande astronomo, lo aiutò nella ricostruzione. In precedenza le stelle di questa costellazione facevano parte dell’Aquila, ma Hevelius, per esprimere al benefattore la sua gratitudine, definì un nuovo raggruppamento. Il riferimento allo scudo del sovrano deriva dal fatto che questi era stato uno dei condottieri che più tenacemente si erano battuti per contrastare l’avanzata dei Saraceni in Europa.
Lo Scudo, data la sua posizione all’interno della Via Lattea, è una costellazione ricca di oggetti osservabili col telescopio, nonostante sia una delle più piccole della volta celeste. Tra gli oggetti presenti in questa costellazione ne ricordiamo due del catalogo Messier: M11 e M26. Entrambi sono degli ammassi aperti alla portata di un comune binocolo.
M11 è noto come l’Ammasso delle anatre selvatiche, per via della disposizione delle stelle che lo costituiscono, che ricordano uno stormo di anatre in volo. Venne scoperto già nel 1681 da Kirch. È uno degli ammassi più compatti ed è al limite della visibilità ad occhio nudo. Vi si distinguono diverse decine di stelle, mentre con uno strumento più potente si contano circa cinquecento stelle luminose e moltissime altre più deboli. La sua distanza è stimata sui 5500 anni luce e l’età sui 500 milioni.
M26 è un po’ più piccolo e meno luminoso di M11. Risulta essere anch’esso abbastanza compatto. Si contano una ventina di stelle luminose e poi altre più deboli.
Il cielo è ricco di meraviglie e ci narra di antiche storie. Guardare il cielo è un po’ come ripercorrere le tappe della vita dell’uomo, conoscere il suo pensiero e le sue gesta, camminare con lui nel grande percorso che è la vita.
Cieli sereni a tutti!
NOS Magazine numero 8 del 2006