Come visto nel numero precedente, in questo periodo i pianeti esibiscono tutta la loro straordinaria bellezza. Infatti, con un po’ di pazienza, e soprattutto molta fortuna, è possibile osservarli tutti, almeno quelli visibili a occhio nudo, nel corso di una sola notte. Mercurio, il messaggero degli dei, tramonta intorno alle quattro del pomeriggio. Data la sua vicinanza al Sole risulterà abbastanza difficile la sua individuazione. Tre ore dopo tramonta Venere, la dea della bellezza. Tale astro è il più luminoso posto in direzione sud-ovest e perciò facile da riconoscere. Marte, il dio della guerra, sparirà dalla nostra vista intorno mezzanotte, ma sarà localizzabile in direzione sud all’imbrunire, spostandosi verso ovest col passare delle ore. Saturno, il signore del tempo e padre di Giove, sorgerà a est verso le cinque del pomeriggio e dunque sarà visibile durante tutta la notte. Invece Giove, il padre degli dei, sorgerà circa sei ore dopo, cioè poco prima di mezzanotte, e sarà possibile osservarlo per tutta la notte.
Questo mese torneremo a parlare di una costellazione zodiacale: Gemini. Tale costellazione, meglio conosciuta col nome di Gemelli, è posta a circa metà strada tra Regolo, la stella principale del Leone, e Aldebaran, la stella gigante rossa che rappresenta l’occhio del Toro. È possibile anche individuare Castor e Pollux, le due stelle più brillanti dei Gemelli, guardando in direzione est rispetto Orione. L’unione di queste due stelle rappresenta il lato minore di un rettangolo che si sviluppa in direzione ovest e che rappresenta una schematizzazione della costellazione. Nel periodo di fine anno, i Gemelli saranno localizzabili a est, sorgendo circa alle sei di sera e dunque saranno visibili per tutta la durata della notte. Il pianeta Saturno si trova inoltre all’interno di tale gruppo di stelle e questo aiuterà non poco l’individuazione di questo asterismo.
La costellazione dei Gemelli contiene l’ammasso aperto M35, un ampio raggruppamento di stelle le cui dimensioni apparenti superano quelle della Luna piena, e contengono circa 120 astri. Pur essendo già percepibile a occhio nudo come una pallida macchia luminosa, è meglio osservabile con un binocolo.
La costellazione prende il nome da Castore e Polluce, i gemelli celesti, che secondo le leggende greche sono una mitica e inseparabile coppia di fratelli. Il primo eccelleva come domatore di cavalli, mentre il secondo era un valente pugile. Secondo una leggenda, essi lottarono contro Ida e Linceo, figli di Afareo re dei Messeni, per il possesso di una mandria di buoi. Nella rissa, Castore morì per mano di Ida, e Polluce vendicò il fratello uccidendo Linceo, mentre Giove fulminò Ida. Polluce era immortale, ma pregò Giove di permettergli di seguire il fratello dal quale non voleva separarsi. Il dio allora innalzò entrambi i gemelli in cielo sotto forma di costellazione.
Gli Egizi identificavano in questo asterismo un gruppo di astri dalla “doppia natura”, che immortalavano in cielo due fasi della vita del dio Horus, la giovinezza e la maturità. Tale costellazione era conosciuta anche dai Babilonesi, infatti compare in un’antica scultura del II millennio a.C. Presso i Fenici i Gemelli erano visti come una coppia di caprette. Infine i Maya chiamavano le stelle dei Gemelli, assieme a quelle settentrionali della costellazione di Orione, Citaltlachlti ovvero il “campo per il gioco della palla”.
Le statue di Castore e Polluce, chiamati anche Dioscuri cioè “figli di dio”, si trovano al sommo della scala che porta alla piazza del Campidoglio, a Roma. Secondo una leggenda cara ai Romani i due gemelli avevano combattuto al loro fianco nella battaglia presso il lago Regillo (496 a.C.) contro i Latini e i Tarquini, aiutandoli a conseguire la vittoria.
Un altro anno è passato. Abbiamo imparato a riconoscere nuove stelle, costellazioni. Abbiamo ammirato estasiati la vastità del cielo, ma soprattutto abbiamo passato con Voi un felice anno.
NOS Magazine numero 9 del 2003