Chi non ha mai sentito parlare delle “lacrime di San Lorenzo”?
La pioggia di meteore che ogni anno attorno al 10 agosto attira i curiosi rappresenta in realtà solo l’apice di un fenomeno che ha luogo ogni notte dell’anno. Infatti in una qualsiasi notte stellata alzando gli occhi, può capitare di vedere una scia luminosa che all’improvviso attraversa la volta stellata, dura solo qualche frazione di secondo e poi scompare nel nulla. Sembrerebbe ovvio poter sentire anche un boato e, invece, nessun rumore raggiunge l’osservatore. Un avvistamento del genere è molto comune se si ha la pazienza di guardare il cielo per diversi minuti di seguito.
Le meteore sono spesso chiamate impropriamente stelle cadenti o stelle filanti. Contrariamente a quanto sembra indicare il nome popolare, esse non sono delle stelle, ma delle particelle di pulviscolo cosmico che, giunte in prossimità dell’atmosfera terrestre, si surriscaldano per attrito con l’aria che avvolge il nostro pianeta lasciando una scia luminosa. Sorprendentemente, le dimensioni di questa “ghiaia” o “sabbia” cosmica sono molto ridotte: meno di una capocchia di spillo e circa 0,1 grammi di massa. Tuttavia il nomignolo di stelle è giustificato dal fatto che, visti a occhio nudo, questi oggetti sembrano puntiformi, al pari della stelle propriamente dette.
Da sempre l’uomo ha osservato con meraviglia il fenomeno delle stelle cadenti. La prima descrizione risale al 23 marzo del 687 a.C., allorché i meticolosi astronomi cinesi ne osservarono uno sciame. L’interesse della scienza fu ridestato dalle osservazioni compiute in Venezuela dall’esploratore tedesco Alexander von Humboldt l’11 novembre 1799.
Le meteore sono imprevedibili, nel senso che non è possibile immaginare in anticipo quando e dove una meteora apparirà. Come osservare allora tale fenomeno celeste? Il primo stratagemma consiste nel disporre di un orizzonte quanto più ampio possibile. In tal caso, infatti, si può tener d’occhio una porzione maggiore di volta celeste, e quindi sarà anche maggiore il numero di meteore che potranno essere avvistate. In secondo luogo, conviene affidarsi ai propri occhi, dal momento che un qualsiasi strumento, anche un binocolo, riduce la parte di cielo osservabile. Infine, il luogo di osservazione deve essere molto buio, senza sorgenti luminose come la Luna, specie se alta sull’orizzonte. Il periodo migliore della notte per andare a caccia di stelle cadenti è la seconda metà, cioè dopo la mezzanotte.
Osservando la volta celeste per un certo tempo, specialmente in alcune date privilegiate dell’anno, si noterà però che molte meteore paiono scaturire da una stessa piccola zona del cielo e allora si parlerà di uno sciame meteoritico, mentre il punto da cui sembrano provenire si dice radiante. In realtà si tratta di un effetto prospettico. Gli sciami prendono il nome dalla costellazione in cui giace il radiante: si hanno così le Taurini, le Leonidi, le Geminidi, ecc. Lo sciame più famoso è senza dubbio quello dello Perseidi, che presenta un massimo d’intensità nei 3-4 giorni centrati sull’11 agosto: poiché il 10 agosto è San Lorenzo, esse hanno ricevuto il nome di lacrime di San Lorenzo.
Possiamo ora chiederci come mai intorno a San Lorenzo si vedono così tante meteore, mentre in altri periodi dell’anno se ne possono osservare molte meno. Mentre percorre la sua orbita attorno al Sole, la Terra compie un’opera da “spazzino”, provvedendo a ripulire il cosmo dalla polvere che incontra lungo la sua strada. In antagonista con questo lavoro di pulizia c’è invece l’azione delle comete, che disperdendo il loro materiale, continuano a rifornire il Sistema Solare di particelle di polvere. Tale materiale seminato si dispone su precise orbite e se la Terra passa in prossimità di esse, avrà maggiori possibilità di risucchiare materiale interplanetario, e quindi di mostrare ai nostri occhi un gran numero di meteore.
Resta comunque il fatto che nonostante queste semplici spiegazioni scientifiche ci facciano capire ciò che accade realmente sopra la nostra testa, noi restiamo comunque legati all’idea di quella stella cadente che, muovendosi, lascia dietro sé una scia di luce.
Sarà forse quel restare sempre un po’ bambini e lasciare che la nostra fantasia sia libera di solcare il cielo… magia delle notti d’estate a cui noi affidiamo i nostri più profondi desideri.
NOS Magazine numero 8 del 2002