Dal mese di settembre sarà molto propizia l’osservazione del pianeta Marte, in quanto apparirà nei nostri cieli in direzione sud già intorno alle ore nove di sera. Riconoscere il pianeta è alquanto semplice in quanto appare come l’oggetto più luminoso in quella zona di cielo esibendo il tipico colore rossastro che a fatto sì che tale corpo planetario venisse associato al dio romano Marte, signore della guerra.
Tale pianeta è il più simile alla Terra nonostante le sue dimensioni siano circa la metà avendo un giorno marziano di poco superiore alle 24 ore. Presenta un’inclinazione dell’asse di rotazione, causando l’alternarsi delle stagioni, ed inoltre vi sono due calotte polari. Le sonde hanno inoltre dimostrato la presenza di una tenue atmosfera che probabilmente nel passato doveva essere molto più sviluppata permettendo la formazione di acqua torrenziale. Tale affermazione sembra essere confermata dalla particolare morfologia di alcune strutture del pianeta che ricordano i letti prosciugati di antichi torrenti.
Marte presenta delle caratteristiche uniche per i pianeti di tipo terrestre in quanto su di esso si trovano due strutture alquanto particolari: il Monte Olympus, la più grande montagna del Sistema Solare, che di eleva per 24 km al di sopra della pianura circostante e la sua base ha un diametro di oltre 500 km; la Valles Marineris, un sistema di canaloni lungo 4.000 km, la cui profondità varia da 2 a 7 km.
Questo mese ci occuperemo di una costellazione la cui origine è molto antica: Draco, chiamata comunemente Dragone. Tale asterismo presenta delle dimensioni ragguardevoli e alle nostre latitudini risulta circumpolare, cioè non tramonta mai essendo perennemente visibile durante tutto l’arco dell’anno. Così come la vicina costellazione dell’Orsa Minore contiene il polo nord celeste, il Dragone contiene un altro punto astronomicamente rilevante: il polo nord dell’eclittica. Esso costituisce il centro della circonferenza descritta dal moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole e dunque rappresenta il centro del cerchio che il polo nord descrive in 26000 anni a causa del movimento di precessione terrestre.
Pur essendo molto estesa, la costellazione del Dragone non contiene stelle luminosissime; la parte più facilmente identificabile è la testa, rappresentata da un quadrilatero di stelle poste tra le costellazioni di Hercules e l’Orsa Minore, a nord della stella Vega facente parte della Lyra. Da essa parte il corpo che punta verso Cefeo, poi torna indietro aggirando l’Orsa Minore e si svolge tra questa e l’Orsa Maggiore puntando la coda verso la costellazione della Giraffa.
La costellazione fu probabilmente inventata dopo quella delle due Orse, forse anche per riempire certi vuoti in cielo. Il risultato è stato comunque felice e la dimostrazione è la sopravvivenza di tale asterismo nel corso dei secoli.
Il drago celeste, secondo la tradizione, rappresenta quello posto a guardia del giardino degli Esperidi, famoso per l’albero dei preziosissimi pomi d’oro, regalo ricevuto da Giunone per le sue nozze con Giove. Tra le fatiche che Ercole dovette affrontare, vi fu quella di sottrarre alcune mele d’oro dal giardino, ma per farlo dovette affrontare il terribile drago. Nella lotta che seguì, l’eroe greco uccise il mostro usando delle frecce avvelenate; entrambi vennero collocati nella stessa regione di cielo, con Ercole che schiaccia le testa del Drago. Questa volta, però, viene attribuito a Giunone il merito di aver posto in cielo uno dei due personaggi, il dragone che sorvegliava il suo dono.
Cieli sereni a tutti!
NOS Magazine numero 6 del 2003