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Semplicemente... ...LUNA

Uno degli aspetti più rilevanti quando si osserva la Luna sono le grandi macchie scure sulla sua superficie. Sono detti “mari” perché è ciò che un tempo si pensava che fossero. In realtà non sono distese di acqua ma espandimenti lavici solidificati. Tra i 4.1 e 3.8 miliardi di anni fa, infatti, una pioggia di asteroidi e comete formò i bacini più grandi e antichi. Il bacino del Mare Imbrium risale alla fine di questo periodo. Terminato questo “grande bombardamento” si ebbe una diffusa attività vulcanica, con il magma che fuoriusciva da sotto la crosta riversandosi nei bacini. Crateri simili a Plato, con un fondo piatto e scuro, furono anch’essi inondati in quest’epoca. I flussi di lava cessarono poi improvvisamente e da allora sulla Luna si è verificata poca attività, ad eccezione di successivi impatti occasionali. A tutti gli effetti la Luna appare oggi come doveva apparire 1 miliardo di anni fa. In generale, i crateri lunari portano il nome di astronomi, astronauti, filosofi, mentre le catene montuose portano il nome di quelle della Terra. I mari hanno fantasiosi nomi latini.

Cratere Plato

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Si trova sulla costa nordest del Mare Imbrium, di cui è leggermente più giovane. Il suo diametro di 101 km gli permetterebbe di estendersi dai piedi del lago di Como ai primi monti degli Appennini. Il suo bacino è piatto poiché colmo di lava solidificata. Esso presenta comunque molti crateri minori, di cui i quattro principali, appena visibili nella foto, vanno dai 2 ai 3 km di diametro. Le pareti del cratere raggiungono i 2000 metri di dislivello. Il gruppo di montagne a sud ovest del cratere che assomiglia ad un arcipelago è chiamato Montes Teneriffe. La montagna più a sud, dal maggior contrasto, si chiama Mons Pico, come per “Pico del Teide”.
Ai lati di Plato si notano anche dei solchi. Sono detti “rimae” e si ritiene che fossero un tempo canali o tunnel scavati dalla lava che fluiva dal cratere ai mari, collassati all’esaurirsi dell’alimentazione.

Vallis Alpes

È la valle che collega il Mare Imbrium al Mare Frigoris, ovvero il “Mare delle Pioggie” al “Mare del Freddo”. È lunga 166 km e larga al massimo 10 km e taglia in due la catena montuosa delle Alpi. Al centro della valle è presente una frattura larga appena 500 m e profonda 80 m. È un dettaglio sempre molto impegnativo da osservare e fotografare, perché richiede un’atmosfera poco turbolenta. Sia la valle che la frattura probabilmente hanno origine tettonica, con la seconda formatasi in un secondo momento.

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Cratere Aristarchus

Si trova nel lato nord ovest dell’emisfero della Luna visibile, nell’Oceanus Procellarum. È considerata la più chiara tra le grandi formazioni sul suolo lunare. La sua luminosità è dovuta alla formazione recente, 450 milioni di anni fa. Il materiale scavato dall'impatto non ha avuto ancora il tempo di sporcarsi. Ciò fa si che i raggi attorno al cratere dovuti al materiale eiettato nel momento dello schianto siano particolarmente evidenti.
Quando la Luna è piena o quasi, persino un grande cratere può scomparire alla vista, semplicemente a casua dell’assenza di ombre. Ci sono invece alcune formazioni che si distinguono meglio: una di esse è proprio il cratere Aristarco e i suoi raggi. È dedicato ad Aristarco di Samo, astronomo greco antico che per primo introdusse una teoria astronomica nella quale il Sole e le stelle fisse sono immobili mentre la Terra ruota attorno al Sole percorrendo una circonferenza. Appena ad ovest di Aristarco si trova il cratere Herodotus. Esso è molto differente, essendo scuro e con bacino piatto. Da lui parte verso nord la rima più grande di tutta la Luna, la Vallis Schröteri, con una larghezza massima di 10 km. Era uno dei possibili luoghi di allunaggio della missione Apollo 18, programmata per il 1972, prima che venisse cancellata.

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Cratere Copernicus

Si trova nella porzione orientale dell’Oceanus Procellarum, “l’Oceano delle Tempeste”. A differenza di altri mari essenzialmente circolari, questo è irregolare ed è il più grande di tutti, tanto da essere l’unico a cui sia stato dato il titolo di “oceano”. La sua area è maggiore di quella del Mediterraneo. Per la sua giovane età di formazione il pianoro di questo cratere non è stato invaso da colate laviche e ha una struttura molto dettagliata. Le pendici interne sono terrazzate e al centro vi è una formazione di tre montagne alte fino a 1200 metri. Il cratere è dedicato a Niccolò Copernico, astronomo e matematico polacco. Benché non fosse stato il primo a formulare la teoria eliocentrica, fu lo scienziato che più rigorosamente riuscì a dimostrarla tramite procedimenti matematici.

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Cratere Clavius

È il terzo cratere più grande tra quelli presenti nell’emisfero lunare rivolto verso la Terra, con 231 km di diametro. È una delle formazioni più antiche essendosi formato circa 4 miliardi di anni fa e questo giustifica i molti crateri minori formatisi al suo interno col tempo. La disposizione ad arco di questi lo rende facilmente identificabile. Questo cratere prende il nome da Cristoforo Clavio, un matematico e astronomo gesuita del XVI-XVII secolo, membro della commissione vaticana che approvò il calendario gregoriano. Fu uno dei primi ad accettare le osservazioni astronomiche di Galileo con il suo nuovo telescopio, sebbene dubitasse dell'esistenza delle montagne sulla Luna. Ora è parte di quella stessa Luna!

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Cratere Moretus

Fa parte delle aspre alture meridionali della Luna e spicca vicino al centro di questa foto. Ha un diametro di 114 km e una profondità di 5 km. L’età del cratere non la si conosce con precisione, ma la sua formologia poco erosa da impatti di micrometeoriti e processi geologici minori suggerisce che è più giovane di molti crateri vicini. Esso presenta una forma circolare con bordi terrazzati ed un picco centrale che raggiunge i 2100 metri rispetto al fondo. È simile per aspetto al più settentrionale e giovane cratere Tycho. Nelle zone polari, il Sole non si eleva mai troppo sopra l'orizzonte, il che porta a lunghe ombre che evidenziano dettagli topografici in modo molto suggestivo. Lo stesso avviene altrove lungo il terminatore, la zona crepuscolare che separa l’emisfero illuminato da quello in ombra. È grazie alle ombre che siamo in grado di calcolare l’altezza dei rilievi. Le montagne visibili in alto, lungo il bordo lunare, possono raggiungere i 6000 metri rispetto al terreno circostante. I fondali di crateri permanentemente in ombra, con riserve attese di ghiaccio d'acqua, hanno reso il polo sud della Luna un popolare obiettivo per l'esplorazione.

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di Luca Iachelini

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