Oltre alle storie di creature fantastiche e vorticosi inseguimenti celesti che l’umanità tramanda da millenni in ogni angolo del globo, la volta stellata racchiude un’infinità di forme singolari, visibili solo al telescopio, che si celano tra gli astri e il materiale interstellare. È il caso della Nebulosa del lupo oscuro (in inglese, Dark Wolf Nebula), immortalata dal telescopio italiano Vst (Vlt Survey Telescope) in una spettacolare immagine resa pubblica oggi dallo European Southern Observatory (Eso) in occasione di Halloween.
La nebulosa, che è parte di una nube interstellare ancora più vasta, chiamata Gum 55, si trova in direzione della costellazione dello Scorpione, verso il centro della Via Lattea, a circa 5300 anni luce da noi. Nell’immagine, composta da 283 milioni di pixel, la polvere cosmica nelle porzioni più scure della nebulosa assorbe la luce proveniente dai corpi celesti situati dietro di essa, creando l’illusione di una silhouette la cui forma ricorda quella di un lupo. Si tratta di una nebulosa oscura, che spicca sullo sfondo, brulicante di stelle e tinto di rosso dall’emissione diffusa del gas idrogeno, eccitato dalla radiazione ultravioletta che le giovani stelle rilasciano nei dintorni.
Individuare figure fantasiose nelle nubi scure che solcano la Via Lattea, anziché tracciando linee immaginarie tra le stelle come nel caso delle costellazioni, è una tradizione di lunga data di molti popoli indigeni. Ne è un esempio la Nebulosa Sacco di Carbone, visibile a occhio nudo nell’emisfero sud, che è nota presso il popolo Mapuche come ‘pozoko’ (pozzo d’acqua) mentre dagli Inca veniva chiamata ‘yutu’ (un uccello simile alla pernice).
Il Vst, gestito dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) presso l’osservatorio Eso di Cerro Paranal, sulle Ande Cilene, ha un grande campo di vista, pari a un grado quadrato, equivalente a circa quattro volte l’area della luna piena in cielo. Il telescopio è stato progettato e costruito dall’Inaf di Napoli per scansionare in maniera efficace grandi porzioni del cielo dell’emisfero sud. Questa immagine è stata realizzata nell’ambito del progetto Vst Photometric Hα Survey of the Southern Galactic Plane and Bulge (Vphas+), una collaborazione di ricerca internazionale a guida britannica che sfrutta il potente telescopio italiano per studiare, su grande scala, le regioni della Via Lattea in cui nascono le stelle.
«Nonostante i suoi dodici anni di vita, il Vst continua a funzionare in maniere efficiente, regalando immagini spettacolari come questa», commenta Enrichetta Iodice, ricercatrice Inaf a Napoli e responsabile del Centro italiano di coordinamento per Vst. «Il grande campo di vista e l’alta risoluzione angolare della fotocamera OmegaCam, che opera sul Vst, sono le caratteristiche fondamentali che ci permettono di coprire grandi aree di cielo e scrutare le strutture dell’universo vicino con dettagli eccellenti».
Fonte: Media INAF