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Emissione radio da mondi binari

Le stelle non disdegnano la vita di coppia, anzi. Alcuni studi suggeriscono che addirittura la maggior parte di loro – in particolare, le stelle di massa maggiore – trascorra la propria esistenza in sistemi binari. Questo gli astronomi lo sanno da tempo. Ma soltanto da qualche mese si ha il sospetto che anche i pianeti, una volta liberi dal vincolo gravitazionale che li teneva legati a una stella, tendano a cercarsi un compagno. A proporlo è uno studio dell’ottobre scorso, al momento disponibile solo come preprint, condotto da Samuel Pearson e Mark McCaughrean dell’Esa osservando con il telescopio spaziale James Webb la nebulosa di Orione, e in particolare l’ammasso del Trapezio, a circa 1400 anni luce da noi. È lì che i due scienziati dell’Esa hanno individuato una quarantina di possibili sistemi binari formati da coppie di pianeti di massa paragonabile a quella di Giove: Jumbo, li hanno chiamati, dall’inglese Jupiter Mass Binary Objects.

A seguito della scoperta, un team di astronomi dell’Universidad Nacional Autónoma del Messico, guidato da Luis Rodríguez, ha deciso di approfondire il risultato osservando nuovamente le quaranta coppie di mondi, questa volta però da terra. Hanno dunque orientato verso Jumbo le 27 antenne del Vla, il Very Large Array, e con una certa sorpresa hanno rilevato una controparte radio – nella banda da 6 a 10 GHz – da una coppia di pianeti soltanto: la numero 24, o meglio Jumbo 24.

Il nuovo studio, pubblicato il mese scorso su The Astrophysical Journal Letters, mette in discussione le teorie attuali sulla formazione di stelle e pianeti. La luminosità radio dei due pianeti del sistema binario Jumbo 24 è significativamente più alta di quella rilevata dalle nane brune. Un’anomalia che potrebbe aiutare a comprendere meglio la natura di questi pianeti privi di stella, si augurano gli autori dello studio.

«Ciò che è davvero incredibile», sottolinea Rodriguez, «è che questi oggetti potrebbero avere lune simili a Europa o Encelado, entrambe dotate di oceani sotterranei di acqua liquida potenzialmente in grado di sostenere la vita».

 

Fonte: Media INAF

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