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Fuga spericolata di una stella

Quali siano le ragioni che hanno portato CWise J124909+362116.0, stella subnana dal criptico nome, a intraprendere una forsennata fuga attraverso la Via Lattea rimane attualmente un mistero. Quello che sappiamo è che questo piccolo astro (abbreviato come J1249+36) viaggia nella nostra galassia a una velocità di due milioni di chilometri orari. Che in cifre astronomiche può non voler dire molto, ma che quando la paragoniamo alla velocità del Sole può far trasalire anche il lettore più spericolato. La nostra stella, e noi assieme a lei, sfiora a malapena gli ottocentomila chilometri all’ora. Più che doppiando questa velocità, J1249+36 è dunque a buon diritto una pirata degli spazi interstellari.

La scoperta di quest’astro bizzarro è avvenuta nell’ambito di Backyard Worlds: Planet 9, un progetto che coinvolge oltre ottantamila cittadini volontari che hanno scrupolosamente esaminato caterve di immagini della missione Wise della Nasa, con l’obiettivo di segnalare eventuali anomalie. I repentini spostamenti nelle immagini di questo piccolo astro non sono passati inosservati, e così J1249+36 è stata sottoposta all’attenzione degli astronomi. Che sono rimasti sbalorditi, e hanno pertanto deciso di indagare la natura di quest’oggetto utilizzando uno spettro infrarosso ottenuto con il telescopio Keck, alle Hawaii. I risultati di questa analisi sono stati presentati ieri da Adam Burgasser, professore di astronomia all’Università della California – San Diego, durante il 244esimo meeting dell’American Astronomical Society, in corso in questi giorni a Madison, Wisconsin. Grazie allo spettro, è stato possibile identificare la composizione chimica di J1249+36 e classificarla come una stella subnana di classe L, categoria di astri dotati di massa molto piccola e basse temperature superficiali, e che costituiscono probabilmente le stelle più antiche della Via Lattea. L’utilizzo combinato di immagini e dello spettro ha consentito agli astronomi di mappare posizione e velocità di J1249+36 e di predire la sua orbita con una certa accuratezza. E anche il suo destino. Fuori dalla Via Lattea sembra infatti che si consumeranno le sorti della stella in fuga, che costituisce un raro esempio di stella iperveloce, famiglia di astri raminghi che si muovono così forsennatamente da vincere l’attrazione gravitazionale della galassia che li ospita e vagabondare per gli spazi intergalattici.

Ma cos’è accaduto affinché una piccola stella si ritrovasse a fuggire a velocità dissennata per gli spazi siderali? Come si diceva all’inizio, di preciso non lo si sa. E però gli astronomi hanno ipotizzato due scenari per spiegare il folle moto di J1249+36. Secondo il primo, J1249+36 si trovava in passato in un sistema binario, in compagnia di una nana bianca che a un certo punto è esplosa come supernova a causa dell’accrescimento di materiale da parte di J1249+36. L’esplosione avrebbe dato un poderoso calcio al piccolo astro, conferendogli l’elevata velocità osservata. Purtroppo però dell’esplosione e della nana bianca non resterebbe traccia alcuna e pertanto, benché i calcoli lo prevedano, non esistono evidenze stringenti a favore di questo scenario. La seconda ipotesi vede invece J1249+36 come un antico membro di un ammasso globulare, ovvero un sistema di stelle dalla forma sferica e che, secondo le teorie, potrebbe contenere diversi buchi neri al proprio interno. In particolare, un sistema binario di buchi neri costituirebbe una vera e propria catapulta, capace di scagliare lontano ogni astro che malauguratamente si ritrovi a transitare nei paraggi. Anche in questo caso i conti tornano ma gli scienziati non sanno quale potrebbe essere l’ammasso globulare di partenza. Un’analisi chimica più approfondita potrebbe risolvere il rompicapo della misteriosa origine di quest’oggetto. Gli elementi pesanti della nana bianca potrebbero infatti aver inquinato l’atmosfera di J1249+36, così come gli ammassi globulari hanno dei pattern chimici caratteristici che, se identificati nella stella, potrebbero chiarire il sistema stellare di provenienza. Burgasser e collaboratori sperano di ottenere presto nuove e più profonde osservazioni di J1249+36 per svelarne le origini. Nel frattempo, godiamoci la sua folle fuga.

 

Fonte: Media INAF

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