La prima Luna piena di primavera, che quest’anno cade il 25 marzo, scandendo anche la data della Pasqua, ci riserva una sorpresa piuttosto stravagante: un’eclissi parziale di penombra, piuttosto complicata e praticamente impossibile da osservare in Italia. L’eclissi di penombra accade quando la Luna entra nella penombra della nostra Terra. È questa un’eclissi poco scenografica e il calo di luminosità della Luna è piuttosto lieve. Inoltre avviene quando la Luna sta per tramontare, al mattino presto: la Luna entrerà nella penombra alle 5:51 e tramonterà poco dopo. Il massimo dell’eclissi si avrà alle 8:12 con la Luna sotto l’orizzonte, così pure l’uscita dalla penombra alle 10:32. Meglio goder della Luna piena quando è alta nella notte. Sorgerà poco prima delle sette di sera e passerà al meridiano alla mezzanotte. Chi è nottambulo può godere del suo rilassante chiaro di luna.
Facendo un passo indietro, la primavera inizierà il 20 del mese. In questo giorno l’asse di rotazione terrestre giace in un piano perpendicolare alla congiungente Terra-Sole e quindi all’equatore il Sole sarà allo zenith, e in tutto il globo il dì e la notte avranno la stessa durata. Da quel giorno in avanti, nel nostro emisfero boreale, le ore di luce supereranno quelle della notte.
Il giorno 3 e il giorno 20 la Luna sarà poi vicinissima ad Antares. L’allineamento è visibile prima dell’alba in direzione dell’orizzonte sudest a partire dalle due e mezza del mattino, quando Antares sorgerà, e visibile fino all’alba con i due astri prossimi al meridiano sud. Sarà interessante vedere Antares arancione e la Luna argentea. Un’occasione per carpire le differenze cromatiche tra la luce del Sole riflessa dalla Luna e quella della supergigante rossa dello Scorpione.
I giorni vicini alla Luna nuova sono i migliori per osservare deboli galassie e nebulose, chiamate appunto “oggetti di profondo cielo”, generalmente osservabili con l’ausilio di un telescopio e cieli bui. In effetti è il mese ideale per osservare le galassie nella costellazione del Leone e l’ammasso di galassie nella Vergine e nella Chioma di Berenice. Le tre costellazioni culminano al meridiano quando il cielo è già buio. Sono tante le galassie di Messier visibili con telescopi amatoriali. Ad esempio M51 nella costellazione dei Cani da Caccia, appena sotto il timone dell’asterismo del Grande Carro, è un ottimo bersaglio per essere osservata con un telescopio anche piccolo, prossima allo zenith. Tuttavia, chi avesse soltanto un binocolo potrebbe cercare di osservare la stella 55 Cancri, nella costellazione del Cancro. Un sistema in realtà doppio con la stella principale simile al nostro Sole, chiamata anche Copernicus, e la stella secondaria una nana rossa – entrambe distanziate circa 41 anni luce da noi. Il sistema stellare ha cinque pianeti conosciuti orbitanti intorno alla stella principale.
Curioso notare che oltre ad avere un pianeta probabilmente costituito da lava (55 Cancri e), nel 2003 è stato mandato, verso questo sistema planetario, un messaggio, denominato Cosmic Call 2. Arriverà nel 2044 e speriamo che chi semmai lo riceverà non sia un vecchio imperatore arrabbiato ma una civiltà che riporti un po’ di umanità nel nostro pianeta.
Segnaliamo due panorami stellari interessanti. Il 13 marzo la Luna, con la sua falce sottile, appena dopo la Luna nuova, tramonterà vicino e in congiunzione con Giove. I due astri saranno visibili dopo il tramonto del Sole in direzione ovest e si avvicineranno sempre più all’orizzonte fino a toccarlo poco dopo le dieci di sera. Il 14 del mese, la Luna si troverà tra l’ammasso aperto delle Pleiadi e Giove. Saranno inizialmente osservabili dopo il tramonto del Sole a circa una cinquantina di gradi sopra l’orizzonte, e, attraversando l’orizzonte ovest, si avvicineranno sempre più al loro tramonto.
E in ultimo, per chi non ha confidenza con le costellazioni e non ha mai visto quella dei Gemelli, il 18 marzo è un’occasione speciale: in questo giorno la Luna sarà in mezzo alla costellazione dei Gemelli, un po’ in basso rispetto alle due stelle principali Castore e Polluce. Con un po’ di immaginazione possiamo pensare il nostro satellite proprio all’altezza del loro tenero abbraccio!
Fonte: Media INAF