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La Via Lattea è una galassia speciale?

Dopo aver censito 101 sistemi galattici simili alla Via Lattea, i ricercatori del programma Saga (Satellite Around Galactic Analogs), iniziato nel 2013, hanno analizzato le unicità della nostra galassia per capire quanto sia anomala rispetto alle sue simili.

I sistemi satellitari in questione sono formati da galassie più piccole – sia in massa che in dimensione – che orbitano intorno a una galassia più grande, chiamata galassia ospite. Proprio come i satelliti artificiali che orbitano intorno alla Terra, o le lune attorno a un pianeta, queste galassie satellite sono catturate dalla forza gravitazionale della galassia massiccia ospite e della materia oscura circostante. La Via Lattea è la galassia ospite di diverse galassie satellite: le due più grandi, per esempio, sono la Grande Nube di Magellano (Lmc) e la Piccola Nube di Magellano (Smc), entrambe visibili a occhio nudo dall’emisfero australe, a differenza di molte altre più deboli, che possono essere osservate solo con un grande telescopio.

Lo scopo della survey Saga è caratterizzare i sistemi satellitari intorno ad altre galassie ospiti che hanno masse stellari simili a quelle della Via Lattea. Yao-Yuan Mao, della University of Utah, sta conducendo la survey con Marla Geha della Yale University e Risa Wechsler della Stanford University.

Nel primo di tre studi – tutti accettati per la pubblicazione da The Astrophysical Journal –, condotto da Mao, i ricercatori hanno evidenziato 378 galassie satellite identificate in 101 sistemi di massa simili alla Via Lattea. Il numero di satelliti confermati per sistema varia da zero a 13, rispetto ai quattro satelliti della Via Lattea. Mentre il numero di galassie satellite nel nostro sistema è pari a quello degli altri sistemi di massa simile. «La Via Lattea sembra ospitare meno satelliti, se si considera l’esistenza della Lmc», dice Mao. Saga ha infatti rilevato che i sistemi con una galassia satellite massiccia come la Lmc tendono ad avere un numero totale di satelliti più elevato, e la Via Lattea sembra essere in questo senso un’eccezione.

Una spiegazione di questa apparente differenza è il fatto che la Via Lattea ha acquisito solo in tempi relativamente recenti la Lmc e la Smc. Questo risultato dimostra l’importanza di comprendere l’interazione tra la galassia ospite e le galassie satellite, soprattutto quando si interpreta ciò che apprendiamo osservando la Via Lattea.

«Sebbene non possiamo ancora studiare le storie orbitali dei satelliti intorno alle galassie ospite, l’ultima versione dei dati Saga aumenta di un fattore i sistemi simili alla Via Lattea che ospitano un compagno simile a Lmc rispetto a quanto precedentemente noto», dice Ekta Patel della Nasa, che non fa parte del team Saga, dopo aver appreso i risultati dello studio. «Questo enorme progresso fornisce più di 30 ecosistemi galattici da confrontare con i nostri, e sarà particolarmente utile per capire l’impatto di un satellite massiccio analogo al Lmc sui sistemi in cui risiedono».

Il secondo studio della serie è condotto da Geha e si occupa di stabilire se queste galassie satelliti stanno ancora formando stelle. Comprendere i meccanismi che impedirebbero la formazione di stelle in queste piccole galassie è una questione importante nel campo dell’evoluzione galattica. I ricercatori hanno scoperto, per esempio, che le galassie satellite situate più vicino alla loro galassia ospite hanno maggiori probabilità di avere la formazione stellare “estinta” – o soppressa. Ciò suggerisce che i fattori ambientali contribuiscono a plasmare il ciclo di vita delle galassie satelliti.

Il terzo studio è condotto da Yunchong Wang e utilizza i risultati della survey Saga per migliorare i modelli teorici esistenti sulla formazione delle galassie. Sulla base del numero di satelliti estinti, questo modello prevede che le galassie estinte dovrebbero esistere anche in ambienti più isolati, una previsione che sarà possibile testare nei prossimi anni con altre indagini astronomiche, come la Dark Energy Spectroscopic Instrument survey.

Oltre a questi risultati, destinati a migliorare la comprensione dell’evoluzione delle galassie, il team di Saga ha pubblicato anche nuove misurazioni della distanza, o redshift, per circa 46mila galassie. «Trovare queste galassie satellite è come trovare aghi in un pagliaio. Abbiamo dovuto misurare il redshift di centinaia di galassie per identificare una sola galassia satellite», spiega Mao. «Questi nuovi redshift permetteranno alla comunità astronomica di studiare una vasta gamma di argomenti oltre le galassie satellite».

 

Fonte: Media INAF

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