Il titolo sembra fuorviante e l’immagine qui sotto non è che una rappresentazione artistica del fenomeno. Entrambi, però, riportano una descrizione concisa e precisa di quanto hanno visto gli astronomi usando diversi radiotelescopi terrestri: un’emissione con caratteristiche simili a quelle di un’aurora boreale, osservata però circa 40mila chilometri sopra una regione scura e fredda del Sole, una macchia solare. I risultati sono stati pubblicati su Nature Astronomy.
Siamo abituati a pensare all’aurora come a un fenomeno causato dal Sole, o meglio dalle particelle di vento solare cariche che, una volta catturate dalla magnetosfera terrestre, interagiscono con gli atomi di ossigeno e azoto nell’alta atmosfera. Uno spettacolo che è stato osservato sulla Terra, in altri pianeti del Sistema solare come Giove, Saturno e Urano, ma anche su alcune stelle di piccola massa. Tornando all’immagine qui sopra, bisogna specificare che la componente ottica non è che una parte dell’emissione associata al fenomeno dell’aurora. Contestualmente, infatti, gli elettroni intrappolati nel campo magnetico possono emettere attraverso un fenomeno fisico chiamato electron-cyclotron maser (Ecm). Sarebbe questa l’emissione individuata dagli autori dello studio.
La rilevazione risale ad aprile 2016, mentre gli autori stavano osservando la nostra stella con il Very Large Array in due bande diverse che coprono complessivamente da 1 GHz a 4 GHz. I dati raccolti hanno poi trovato riscontro nelle osservazioni di altri strumenti come i Nobeyama Radio Polarimeters e il Radio Solar Telescope Network. Secondo gli autori, queste emissioni radio si troverebbero in corrispondenza di una vasta regione di macchie solari in formazione, dove i campi magnetici sulla superficie del Sole sono particolarmente forti. L’emissione radio polarizzata (chiamata burst radio), inoltre, è durata per oltre una settimana, mentre i burst radio solari transitori tipicamente durano alcuni minuti o alcune ore.
«Le aree più fredde e intensamente magnetiche delle macchie solari forniscono un ambiente favorevole per l’emissione Ecm, tracciando parallelismi con le calotte polari magnetiche dei pianeti e di altre stelle e fornendo potenzialmente un analogo solare locale per studiare questi fenomeni», spiega Sijie Yu, ricercatore al New Jersey Institute of Technology e primo autore dello studio. «Tuttavia, a differenza delle aurore terrestri, queste emissioni di aurore solari si verificano a frequenze che vanno da centinaia di migliaia di kHz a circa un milione di kHz – un risultato diretto del campo magnetico della macchia solare, che è migliaia di volte più forte di quello terrestre».
Secondo la ricostruzione del fenomeno effettuata dagli autori, quando la macchia solare attraversa il disco solare, crea un fascio rotante di luce radio, simile all’aurora radio che si osserva sulle stelle in rotazione. Le emissioni radio solari, sebbene più deboli, sono simili alle emissioni aurorali stellari osservate in passato e potrebbero suggerire che le macchie stellari su stelle più fredde, proprio come le macchie solari, potrebbero essere le fonti di alcuni radio burst osservati in vari ambienti stellari. A partire da questa scoperta, quindi, gli astrofisici stanno pensando a nuovi modi per studiare l’attività magnetica su altre stelle di piccola massa più o meno distanti.
Fonte: Media INAF