Si concluderà a metà marzo la campagna di osservazione delle nubi marziane di Curiosity. La seconda, dopo quella del 2021, in cui gli occhi del rover della Nasa si erano soffermati ad ammirare nubi nottilucenti e iridescenti. Questa volta, però, e lo vedete nella prima immagine di quest’articolo, è riuscito a immortalare, per la prima volta, i raggi solari che filtrano attraverso le nubi al tramonto. Si chiamano raggi crepuscolari, appunto, perché possono comparire nel cielo in prossimità del tramonto o dell’alba.
Quelli che vedete qui stavano illuminando le nuvole marziane la sera del 2 febbraio 2023, poco dopo che il Sole è sceso oltre l’orizzonte. Mentre la maggior parte delle nuvole marziane si trova a non più di 60 chilometri dal suolo ed è composta da ghiaccio d’acqua, queste nuvole sembrano trovarsi più in alto, dove fa molto freddo. Secondo gli scienziati, sarebbero quindi composte di anidride carbonica, o ghiaccio secco. La scena è composta da 28 singole immagini catturate dalla Mast Camera, o Mastcam, del rover. Curiosity sta utilizzando prevalentemente questa camera a colori per le osservazioni delle nuvole, cosa che gli consente non solo di apprezzare ancora di più la bellezza di questi fenomeni atmosferici e di trasmetterla a noi osservatori, ma anche di vedere meglio la fisica che regola la crescita e i moti delle particelle all’interno delle nuvole. Per fare un esempio, prendiamo la seconda immagine riportata qui. Risale al 27 gennaio 2023 e mostra una serie di nuvole colorate a forma di piuma, chiamate nuvole iridescenti. Producono questo effetto arcobaleno perché sono composte da gruppi di particelle con dimensioni simili fra loro, che diffondono la luce solare allo stesso modo. Ogni cambio di colore, all’interno della nube, corrisponde quindi a un cambio nella dimensione delle particelle che la compongono. Per questo, avere immagini a colori è fondamentale per capire come si sta evolvendo la nube e come le sue particelle stanno cambiando dimensione nel tempo.
Curiosity sta abitando Marte da 3763 sol, o giorni marziani (che hanno una durata di poco superiore a un giorno terrestre). Da agosto 2012 ha prodotto più di un milione di immagini e percorso quasi 30 km sulla superficie, prestando attenzione a tutto ciò che capitava sotto le sue ruote, e tutto ciò che gli succedeva sopra la testa. E per quanto ormai venga spesso apostrofato con l’appellativo di “veterano”, come chi sa vivere intensamente, ha ancora molto da raccontare.
Fonte: Media INAF