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Una Rosetta per il compleanno di NoirLab

Una spettacolare immagine della Nebulosa Rosetta – che a circa cinquemila anni luce di distanza sembra sbocciare direttamente dal mezzo interstellare – è stata scelta per celebrare, lo scorso 1° ottobre, il quinto anniversario del NoirLab (National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory), il programma statunitense della National Science Foundation che gestisce gli osservatori Gemini, Kitt Peak, Cerro Tololo, Vera Rubin e il Community Science and Data Center.

Questa enorme fotografia da 570 megapixel è stata catturata dalla Dark Energy Camera (DeCam) installata al telescopio da 4 metri Víctor M. Blanco nell’Osservatorio di Cerro Tololo in Cile, che fa parte della Dark Energy Survey che studia la dinamica dell’espansione dell’universo nel visibile e nel vicino infrarosso.

Situata nella costellazione dell’Unicorno, la Nebulosa Rosetta occupa circa 1,3 gradi di cielo, più o meno la larghezza di un dito indice tenuto a distanza del braccio teso (per fare un paragone, la ben nota Nebulosa di Orione si estende per un grado di cielo). Sebbene la Nebulosa Rosetta abbia un diametro di centotrenta anni luce, dunque oltre cinque volte più grande della Nebulosa di Orione, le loro dimensioni apparenti sono simili, essendo la prima quattro volte più distante.

L’immagine racchiude moltissimi dettagli. Guardando oltre ai “petali” della nebulosa, spicca una vistosa assenza di gas al suo centro. Le responsabili di questa cavità sono le stelle più massicce di Ngc 2244, l’ammasso stellare aperto alimentato dalla nebulosa. Ngc 2244 è nato circa due milioni di anni fa, dopo che i gas della nebulosa si sono accumulati in zone di maggiore densità a causa della reciproca attrazione gravitazionale. Alla fine di questo processo, si sono generate stelle massicce che producono venti stellari abbastanza potenti da aprire un varco nel cuore della nebulosa.

Le stelle massicce di Ngc 2244 emettono anche radiazioni ultraviolette, che ionizzano l’idrogeno gassoso circostante e illuminano la nebulosa con una serie di colori molto brillanti. Le nubi rosse sono regioni di emissione H-alfa dovute ad atomi di idrogeno eccitati che emettono luce nelle lunghezze d’onda del rosso. Lungo le pareti della cavità, più vicine alle stelle massicce centrali, la radiazione è abbastanza intensa da ionizzare l’ossigeno, generando brillamenti nei toni dell’oro e del giallo. Infine, lungo i bordi dei petali della “rosetta” ci sono vaporosi inviluppi di colore rosa intenso che brillano grazie alla luce emessa dal silicio ionizzato.

Intorno al nucleo cavo della nebulosa c’è poi una serie di nubi scure soprannominate “Tronchi d’elefante” per via della loro forma caratteristica. Queste strutture sono opache a causa della polvere e delimitano il confine tra il guscio caldo di idrogeno ionizzato e l’ambiente circostante di idrogeno più freddo. Una di queste strutture caratteristiche più scure è il “Tronco della chiave”, il cui capo simile a un artiglio è visibile in alto a destra dell’ammasso centrale. A differenza delle strutture tipiche dei Pilastri della Creazione, che si ergono come colonne verticali, il “manico” della chiave inglese ha un’insolita forma a spirale che traccia il campo magnetico della nebulosa.

Meno evidenti ma altrettanto interessanti sono le forme globulari scure, rotonde o a forma di goccia. Questi minuscoli blob di polvere, che punteggiano in centinaia l’intera Nebulosa Rosetta, sono alcune volte più massicci di Giove e potrebbero ospitare nane brune e pianeti al loro interno.

Come tutte le rose, anche la Nebulosa Rosetta è destinata a sfiorire, quando la radiazione delle giovani e calde stelle dell’ammasso Ngc 2244 avrà dissipato i gas della nebulosa. Non a breve però, ma tra circa dieci milioni di anni.

 

Fonte: Media INAF

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