È roccioso. Ha una massa simile alla Terra (1.26 masse terrestri). Ma soprattutto… è adatto per la ricerca di tracce di vita. È Wolf 1069 b, il nuovo pianeta scoperto da un team di astronomi guidato dal Max Planck Institute for Astronomy.
Wolf 1069 b è uno dei 5.243 pianeti extrasolari confermati fino a oggi. Diana Kossakowski, ricercatrice presso il Max Planck Institute, e i suoi colleghi lo hanno individuato attorno alla stella Wolf 1069, una nana rossa situata a circa 31 anni luce da noi nella costellazione del Cigno.
«Analizzando i dati della stella Wolf 1069, abbiamo scoperto un chiaro segnale a bassa ampiezza di quello che sembra essere un pianeta di massa approssimativamente terrestre», dice Kossakowski, prima autrice dell’articolo, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, che descrive la scoperta. «Wolf 1069 b orbita attorno alla stella a una distanza pari a un quindicesimo di quella tra la Terra e il Sole, compiendo un giro completo ogni 15,6 giorni».
Il nuovo mondo si trova dunque a circa dieci milioni di chilometri dalla sua stella, una distanza che è molto inferiore a quella che separa la Terra dal Sole. Ciò nonostante riceve circa il 65 per cento della luce che il nostro pianeta riceve dal Sole. Il motivo di ciò, spiegano i ricercatori, è che Wolf 1069 emette molte meno radiazioni rispetto alla nostra stella. La conseguenza di questo minore potere calorifico è che la zona di abitabilità conservativa della stella – la regione attorno all’astro in cui un pianeta roccioso potrebbe presentare acqua liquida sulla sua superficie – è più vicina. Wolf 1069 b si trova proprio all’interno di questa fascia di abitabilità, il che lo rende un ottimo candidato per la ricerca di eventuali forme di vita extraterrestre.
Dopo Proxima Centauri b, Gliese 1061 d, Teegarden’s Star c, Gliese 1002 b e Gliese 1002 c, Wolf 1069 b è il sesto pianeta di massa terrestre più vicino individuato nella zona abitabile di una stella. Secondo i ricercatori, il pianeta potrebbe avere un’atmosfera simile alla Terra, grazie alla quale, in alcune aree, potrebbero esserci temperature tali da sostenere la presenza di acqua liquida superficiale. È inoltre possibile che abbia un campo magnetico simile a quello terrestre, che lo protegge dalle particelle cariche che provengono dalla sua stella col vento stellare.
Un’altra caratteristica del nuovo mondo è che il moto di rotazione e quello di rivoluzione sono sincronizzati a causa delle interazioni mareali stella-pianeta: un fenomeno – chiamato rotazione sincrona o blocco mareale (in inglese, tidal locking) – per cui il pianeta mostra alla stella sempre la stessa faccia. Ciò significa che in un emisfero, quello rivolto verso la stella, è sempre giorno, mentre in quello opposto è perennemente buio. Le potenziali condizioni di abitabilità si verificano solo in un’area ristretta del lato diurno del pianeta, sottolineano i ricercatori. Con una temperatura media stimata intorno ai 23 gradi Celsius sotto lo zero, gli astronomi hanno calcolato che se, come si pensa, Wolf 1069 b avesse un’atmosfera simile a quella della Terra, sul lato del pianeta rivolto verso la stella la temperatura media potrebbe arrivare fino a 13 gradi Celsius sopra lo zero, mantenendo l’acqua liquida su un’ampia area superficiale.
Sulla base delle loro misurazioni, gli astronomi escludono che attorno a Wolf 1069 si trovino altri pianeti di massa terrestre con periodi orbitali inferiori a dieci giorni. Tuttavia, non escludono la presenza di pianeti su orbite più ampie.
La scoperta di Wolf 1069 b è stata fatta utilizzando i dati ottenuti dallo strumento Carmenes (Calar Alto high-Resolution search for M dwarfs with Exoearths with Near-infrared and optical Echelle Spectrographs), lo spettrografo installato sul telescopio da 3.5 metri dell’Osservatorio di Calar Alto, in Spagna. Il metodo utilizzato per individuarlo è quello delle velocità radiali, che sfrutta l’effetto Doppler per rivelare gli impercettibili spostamenti di una stella dovuti all’attrazione gravitazionale di un pianeta.
Wolf 1069b è un obiettivo molto promettente per indagare più a fondo l’abitabilità planetaria, concludono i ricercatori. Insieme a Proxima Centauri b e Trappist-1, è uno tra i potenziali bersagli per la ricerca di impronte chimiche della vita, nonché un caso di studio per testare le teorie sulla formazione planetaria.
Fonte : Media INAF