Nulla sembra più sfuggire all’occhio di Webb. L’infaticabile telescopio spaziale ha individuato un misterioso oggetto “impolverato” che sembrava impossibile da osservare. L’oggetto AzTecc71 è stato classificato come una galassia polverosa impegnata nella formazione di tante nuove stelle e risalente a quasi un miliardo di anni dopo il Big Bang. Un tempo si pensava che galassie di questo tipo nell’universo primordiale fossero estremamente rare, ma la nuova scoperta suggerisce invece che potrebbero essere da tre a dieci volte più comuni di quanto previsto.
Il risultato è stato pubblicato su The Astrophysical Journal da un team di ricercatori della collaborazione Cosmos-Web guidato da Jed McKinney, ricercatore alla University of Texas, negli Stati Uniti. «Questa cosa è un vero mostro», dice McKinney. «Anche se sembra una piccola massa informe, in realtà produce centinaia di nuove stelle ogni anno. E il fatto che qualcosa di così estremo sia appena visibile nelle immagini più sensibili del nostro nuovo telescopio è, per me davvero emozionante. Qual che ci sta dicendo è che potrebbe esistere un’intera popolazione di galassie che si nasconde da noi».
In effetti, le galassie ricche di polvere e con un elevato tasso di formazione stellare sono molto difficili da individuare in banda ottica, poiché gran parte della luce proveniente dalle sue giovani stelle viene assorbita dal velo di polvere che le avvolge e riemessa a lunghezze d’onda più rosse – o più lunghe. Prima dei risultati ottenuti da Webb, gli astronomi erano soliti chiamare questi oggetti “galassie oscure di Hubble”, in riferimento allo Hubble Space Telescope, il telescopio spaziale all’epoca più sensibile.
Se la conclusione dello studio venisse confermata, dall’analisi di immagini come questa si evincerebbe che l’universo primordiale era molto più polveroso di quanto ipotizzato in precedenza. «Fino a ora, l’unico modo in cui siamo stati in grado di vedere le galassie nell’universo primordiale è stato da una prospettiva ottica con Hubble», prosegue McKinney. «Ciò significa che la nostra comprensione della storia dell’evoluzione delle galassie è distorta, perché vediamo solo le galassie non oscurate e meno polverose»
La galassia AzTecc71, come in una “caccia al fantasma”, è stata individuata mettendo insieme i dati provenienti da telescopi da terra e dallo spazio. Era stata inizialmente rilevata come un cumulo indistinto di emissioni di polveri da una fotocamera del telescopio James Clerk Maxwell, alle Hawaii, che vede nelle lunghezze d’onda tra il lontano infrarosso e le microonde. Il team di Cosmos-Web ha successivamente individuato l’oggetto nei dati raccolti dal telescopio Alma, in Cile, che ha una risoluzione spaziale più elevata e può vedere nell’infrarosso. Ciò ha permesso agli autori dello studio di restringere la localizzazione della fonte fino a quando, esaminando i dati di Webb nell’infrarosso a una lunghezza d’onda di 4,44 micron (sotto i 2,7 micron era invisibile), non è emersa la debole galassia.
«Con Webb, possiamo studiare per la prima volta le proprietà ottiche e infrarosse di questa popolazione di galassie nascoste e pesantemente oscurate dalla polvere», conclude McKinney, «perché [Webb, ndr] è così sensibile che non solo può guardare indietro fino ai confini più remoti dell’universo, ma può squarciare anche il più spesso dei veli polverosi».
Fonte: Media INAF