Il tête-à-tête è in programma per domani, sabato 30 dicembre. Sarà l’incontro più ravvicinato mai avvenuto negli ultimi vent’anni fra una sonda spaziale e la piccola luna di Giove Io, il mondo più vulcanico del Sistema solare. La sonda della Nasa Juno sorvolerà il più interno dei quattro satelliti medicei a una distanza dalla superficie di circa 1500 km, raccogliendo – promettono i responsabili della missione – un’enorme quantità di informazioni.
«Combinando i dati di questo flyby con le nostre osservazioni precedenti, il team scientifico di Juno sta studiando come variano i vulcani di Io», spiega il principal investigatot di Juno, Scott Bolton, del Southwest Research Institute di San Antonio (Usa). «Stiamo verificando la frequenza delle eruzioni, la loro luminosità, il calore, come muta la forma del flusso di lava e la relazione tra l’attività di Io e il flusso di particelle cariche nella magnetosfera di Giove».
Un secondo sorvolo ravvicinato, sempre alla stessa distanza di 1500 km dalla superficie della luna, è in programma per il 3 febbraio 2024. Andrà ad aggiungersi a questo di domani e ai tanti già compiuti in passato: Juno ha infatti già osservato da vicino l’attività vulcanica di Io da distanze comprese fra 11mila e 100mila km, fornendo per la prima volta immagini dei suoi due poli. La sonda inoltre ha al suo attivo passati numerosi sorvoli ravvicinati di Ganimede ed Europa, nonché ben 56 flyby attorno a Giove.
«I due flyby di dicembre e febbraio», continua Bolton, «serviranno a Juno per condurre indagini sull’origine dell’intensa attività vulcanica di Io, sull’esistenza di un oceano di magma sotto la sua crosta e sull’importanza delle forze mareali esercitate da Giove, che deformano senza tregua questa luna martoriata».
Durante il flyby saranno attivate tutt’e tre le fotocamere a bordo della sonda: la Stellar Reference Unit, una camera per la navigazione stellare capace di fornire anche dati scientifici ad alta risoluzione; la JunoCam, che scatterà immagini a colori in luce visibile; e infine lo spettrometro italiano Jiram (è stato finanziato dall’Asi, realizzato da Finmeccanica ed è sotto la responsabilità scientifica di Alessandro Mura dell’Inaf di Roma), in grado di acquisire immagini nell’infrarosso.
Fonte: Media INAF