E’ stato il primo e unico veicolo spaziale a guardare da vicino Urano e Nettuno e poi ha attraversato i confini del Sistema Solare, tuffandosi nello spazio interstellare, da dove continua a inviare dati sulla Terra: la Voyager 1 è una missione da record, che con i suoi 45 anni di attività detiene un primato unico nella storia dell’era spaziale.
Lanciata il 20 agosto 1977, è il più longevo dei veicoli spaziali e con la sua gemella Voyager 2, lanciata 15 giorni più tardi, è la protagonista di una missione davvero unica: entrambe “continuano a fare scoperte sorprendenti”, ha detto la responsabile della missione Suzanne Dodd, del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa.
Nella sua corsa attraverso il Sistema Solare la Voyager 1 ha toccato traguardi storici: nel 1979 il saluto a Giove e alle sue lune; nel 1981 si è tuffata in un anello di Saturno allora sconosciuto e ha fotografato la luna Febo; nel 1986 ha 'annusato' l'atmosfera di Urano, 'ascoltato' il campo magnetico del pianeta e scoperto alcune delle sue lune.
Ancora oggi i suoi dati continuano a stupire. E' del 2016, per esempio, la scoperta di altre due lune di Urano, oltre alle 27 già note, possibile grazie ai dati che la sonda aveva catturato nel 1986, durante il passaggio ravvicinato al pianeta.
Una corsa nella quale le due sonde gemelle di sono rincorse e sfidate continuamente, con la Voyager 1 che ha raggiunto Giove e Saturno prima della sua compagna, mentre la Voyager 2 è stata la prima ad avvicinarsi a Urano e Nettuno, inviando a Terra le immagini più dettagliate di quei pianeti lontani, Nel 2013 la Voyager 1 è stata anche la prima a inoltrarsi nello spazio interstellare; la sua gemella l’ha seguita sei anni dopo, il 5 novembre 2018.
Nel 2019 i dati della Voyager 2 hanno permesso di scoprire una zona fino ad allora sconosciuta: quella in cui il vento di particelle proveniente dal Sole incontra il vento interstellare.
Se dalle distanze straordinarie che hanno raggiunto con una tecnologia nata negli anni '70 le sonde Voyager non hanno mai smesso di inviare dati alla Terra, il merito è del sistema di comunicazione realizzato dalla Nasa per le missioni interplanetarie, il Deep Space Network. Se non ci saranno imprevisti, dovrebbero viaggiare così anche le prime informazioni sulla composizione delle polveri interstellari. A spingerle sempre più lontano dalla Terra è un generatore al plutonio.
Le due sonde sono anche messaggeri molto speciali, che stanno portando nello spazio interstellare un biglietto da visita della Terra e dei suoi abitanti: un disco placcato in oro progettato per durare oltre un miliardo di anni, che contiene le immagini e suoni della vita sul nostro pianeta, diagrammi di leggi scientifiche fondamentali e saluti in molte lingue.
“Non sappiamo per quanto tempo ancora la missione proseguirà, ma – ha osservato Dodd - siamo sicuri che continueranno a regalarci ancora molte sorprese scientifiche”.
Fonte: ANSA